domenica 30 maggio 2010

UN PREMIO PER IL MIGLIOR OSSERVATORE...

indovina

Finalmente ho risolto tutti i problemi che mi impedivano di scrivere sul mio blogghino (oltre alla mancanza di tempo e al fatto che sono in vacanza!). Allora, dicevamo arrivederci da... ora tocca a voi. Indovina indovinello dove è finita mammaiana??? Lo so che gli indizi non sono facili però però... sono tutte cose più o meno caratteristiche... magari viste da una prospettiva un pò diversa ma chi ci è stato o conosce un pò lo spirito del luogo dovrebbe potercela fare!

Come si gioca? Basta indovinare in che città si trova mammaiana!

Chi vince? Ovviamente chi indovina e a parità di indovinamento chi mi avrà dato la motivazione più convincente su come ha capito gli indizi!

Che si vince??? Un regalino da qui ( e credetemi che ne vale la pena!)

Quindi bando alle ciance e buttatevi senza paura!
P.s. ovviamente chi sa dove sono (gaia, bea...) si astenga dall'indovinare e... dal suggerire ;)!!!!

Edit: aggiornamento del 30 maggio:
eccovi la spiegazione degli indizi da sinistra verso destra:
1. era per indicare che si tratta di una grande città, vissuta e metropolitana!
2. come ha indovinato soribel è il mumok (museo d'arte moderna).
3. le finestre sono proprio tipiche delle vecchie case viennesi e l'insegna è di un atelier.
4. le scarpe un pò retro sono proprio in stile (come diceva genny potevano anche fare un pò paris ma vienna e parigi in fondo si assomigliano in molte cose).
5. le insegne sul tram (a parte il fatto che i disegni sono carinissimi) indicano che il fatto che un uomo vada in giro con il figlio in braccio è normale, almeno quanto una donna ;) (e il bimbo è il mio non un giapponese ;)!)
6. L'arte di inizio secolo che ha in vienna una delle sue capitali ha nella scrittura un'espressione fondamentale e questa ne è un esempio.
7. sono le panche in cemento rosa che si trovano nel museums quartier in estate.
8. è una città piena di parchi e di possibilità per bambini.

mercoledì 19 maggio 2010

SI RIPARTE, IN BOCCA AL LUPO E ARRIVEDERCI DA...


Siamo in partenza, quindi ancora sarò velocissima... oggi Leonard fa il peso, domani combatte quindi per prima cosa, come ormai siete abituati, un grosso in bocca al lupo a te tesoro mio!!!
Per il resto non vi dico da dove vi riscriverò un pò per tenervi sulle spine ;), ma anche perchè non lo so di preciso neanch'io... dipenderà un pò dalla disponibilità di tempo e connessione! Questa torta è talmente grassa che in qualche modo c'entra anche con l'occasione... uno sprone alla mia dolce metà di resistere ancora due giorni... che poi ci si darà alla pazza gioia ;)!
Questa è stata una delle due torte preparate al compleanno di Andrè e, nonostante abbia fatto un errore di quelli che c'è davvero da vergognarsene, è stata superapprezzata. Ve lo dico??? Volevo fare una quiche e questa specie di crostata... così ho fatto le basi, le ho messe in frigo e al momento di preparare il dolce.... ho usato la base sbagliata! Mamma mia, veramente non pensavo che potesse mai succedermi una cosa del genere, però c'è da dire che essendo il ripieno molto dolce e ricco, non andava affatto male la base un pò sul salato ;). La ricetta l'avevo vista qui, io ho usato la pate a quiche di felder, ma vi lascio la ricetta originale... se poi volete provare l'alternativa erronea, vi giuro che non era affatto male!

TARTE ROBUCHON:

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per la base... originale:
250 gr. di farina
125 gr. di burro morbido
125 gr. di zucchero a velo
1 uovo

per la crema:
300 gr. di cioccolato fondente almeno 70%
300 ml. di panna
2 uova
2 cucchiai di zucchero

per la base: mettere tutti gli ingredienti in una ciotola e impastare con la punta delle dita solo finchè non siano tutti incorporati... molto velocemente, perchè se troppo lavorata la pasta risulterà gommosa e non friabilissima come dovrebbe essere. Mettere a riposare in frigo per almeno 1 ora, poi riprenderla, possibilmente senza confonderla con altro. stendere la base al mattarello, arrotolarla intorno al mattarello per non romperla e poggiarla sulla tortiera. Sistemarla e sbucherellare il fondo con una forchetta. Mettere la tortiera con la base di nuovo in frigo per una mezz'ora. Mettere un foglio di carta forno sulla base, riempire con un peso (fagioli, legumi o riso) e cuocere in forno preriscaldato a 180°C per 10 min. quindi togliere il peso e cuocere ancora 5 minuti.
per la crema: tagliare il cioccolato grossolanamente con un coltello e mettere in una ciotola. Mettere la panna e lo zucchero in un pentolino e portare ad ebollizione. Quindi versare la panna sul cioccolato e mescolare fino ad ottenere una crema liscia. Continuando a mescolare continuamente aggiungere le uova uno per volta incorporandole alla perfezione. Versare la crema sulla base e cuocere a 120°C per mezz'ora finchè non si sarà addensata.
E' una vera bomba calorica e basta un pezzettino per essere soddisfatti... io che non sono una fan sfegatata del cioccolato, penso che dopo questa starò a posto per qualche mese!

CHEESECAKE META' E META':

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Oggi sarò breve che oltre al milione di cose da fare prima della partenza (vi ricordate i documenti che dovevo rifare quando mi hanno rubato il portafoglio? Ecco, li sto facendo ora!), devo anche andare alla gita scolastica in fattoria con bimbo Andrè.
Il cheesecake l'ho provato con la ricotta e con il philadelphia e adesso anche metà e metà, come ho visto suggerire da Michel Roux ma devo dire che continuo a preferire la versione formaggio spalmabile... mi ripropongo però di riprovare con una proporzione 80 a 20% e vediamo che si dice. La panna acida invece la uso sempre perchè conferisce al dolce quel tocco di gusto e di grasso in più che per me è il top!

CHEESECAKE CON COULIS DI FRAGOLE:

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per la base:
400 gr. di biscotti (io ho usato quelli al grano saraceno e zucchero di canna)
120 gr. di burro fuso

per la crema:
350 gr. di philadelphia
350 gr. di ricotta
150 gr. di panna acida
150 gr. di zucchero
4 uova

per il coulis di fragole:
300 gr. di fragole lavate e pulite
2 cucchiai di zucchero

Prendere una tortiera a cerniera e foderare il bordo con carta forno bagnata e strizzata. Ritagliare poi dei rettangoli di carta forno da attaccare al bordo (sempre bagnata e strizzata). Una volta rivestita la tortiera in questo modo potete cominciare a preparare la base. Io di solito metto i biscotti in uno strofinaccio da cucina, lo chiudo bene e poi con il mattarello comincio a sbriciolare i biscotti (a suon di mazzate... così mi sfogo anche!) poi aggiungo il burro fuso ai biscotti sminuzzati e mescolo con un cucchiaio. Si può però anche mettere tutti gli ingredienti nel mixer e frullare bene. Versate la vostra base nella tortiera e poi premete bene con le mani fino a creare una base molto compatta ed omogenea. A questo punto potete mettere la. vostra base pronta in frigo per farla compattare ancora meglio. Per preparare la crema mettete i formaggi, la panna acida e lo zucchero in una ciotola e lavorate molto bene fino ad ottenere una crema liscia ed omogenea. Sbattete le uova a parte e poi incorporatele alla crema lentamente sempre mescolando bene. Versate la crema sulla base ed infornate il vostro cheesecake a 175°C per 50 minuti circa. Il centro del dolce deve rimanere leggermente molle. A questo punto spegnete il forno e lasciate il cheesecake ancora per una decina di minuti a forno spento con fornello aperto per metà. Lasciate raffreddare completamente.
Per la coulis mettete le vostre fragole tagliate in quarti e mettetele in un pentolino assieme allo zucchero, fate andare per una decina di minuti a fuoco basso e quando si spappoleranno (che bel termine tecnico) completamente frullate il tutto con un frullatore ad immersione. Fate raffreddare anche la coulis. Servite ciascuna fetta di cheesecake con un paio di cucchiai di coulis, o semplicemente mettete una ciotolina in tavola in modo che ognuno si serva da solo.

martedì 18 maggio 2010

L'INSALATA DI MOZZARELLA DI PAPA':

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Ieri giornata abbastanza intensa. Prima sono stata con i pargoli a pranzo dalla cara Gaia che ci ha trattato davvero con i fiocchi (come sempre del resto)! E così sono tornata a parlare un pò di blog e di cucina come non facevo da un pò! La sera poi sono stata a vedere uno spettacolo di teatro danza alla Stazione Leopolda. Ora io davvero trovo che Fabbrica Europa sia il meglio del meglio di Firenze:un festival sempre interessante, pieno di nuove proposte, originale, ben organizzato e in una location davvero fantastica e piena di fascino. Mi chiedo però come una roba come quella di ieri possa anche solo avere la pretesa di chiamarsi spettacolo: ve lo giuro, su 30 minuti di rappresentazione per 28 c'erano due tizie che dondolavano su loro stesse... una cosa talmente assurda da non poter neanche essere definita semplicemente brutta, e pensare che ha anche vinto un qualche premio in Francia come miglior coreografia dell'anno... coreografia??? quale coreografia???
Vabbè per consolarmi vi lascio una ricetta del mio papà, di una facilità incredibile ma assolutamente deliziosa! Questa mi da l'occasione di parlare un pò di peperoncino e peperoncini, perchè noi di solito si parla di questo ingrediente come se fossero tutti uguali quando invece esistono centinaia di specie diverse di peperoncino che sono davvero completamente diverse l'una dall'altra, e non c'è solo differenza di intensità ma proprio di sapori, di persistenza, di profumi, un pò come il vino...questo lo dice jamie oliver, però la sostanza della cosa è che parlare di peperoncino così, in generale, è davvero riduttivo. Tutto questo preambolo è per dire che in quest'insalata l'ideale sarebbe usare un rocoto, un peperoncino grande e carnoso, non molto piccante e profumatissimo, originario del perù e bolivia dove viene utilizzato tantissimo in cucina sia cotto che crudo.
In alternativa, dato che probabilmente non è tanto semplice trovare un rocoto red, potete utilizzare dei comuni calabresi grigliati e spellati, poi tagliati a dadini e aggiunti come l'altro.

INSALATA DI MOZZARELLA:

3 grandi mozzarelle di bufala
1 rocoto red (o 2/3 peperoncini calabresi grigliati e spellati)
2 rametti di timo
olio all'arancia
sale

Con le mani (assolutamente con le mani!) tagliare le mozzarelle a dimensione di boccone. Tagliare il peperoncino a dadini e aggiungerlo alla mozzarella, così come le foglioline di timo. Condire con olio all'arancia e sale, mescolare bene e lasciar insaporire fuori frigo prima di servire.

sabato 15 maggio 2010

TANTI AUGURI BIMBO ANDRE':

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Il nostro ometto oggi compie tre anni... un mare di auguri piccolo mio!

venerdì 14 maggio 2010

LA PAGNOTTA NELLA CIOTOLA:

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Ciao cari... eccomi già al mio terzo giorno fiorentino! Il tempo vola davvero troppo... In questi due giorni abbiamo scoperto che la macchina per la risonanza magnetica dell'ospedale di careggi si è rotta per cui la nostra partenza superanticipata non è servita assolutamente a niente, se non a distruggere il mio equilibrio che necessita di un numero di ore di sonno congrue, e a creare una serie di eventi concatenati: all'arrivo ci siamo addormentati di schianto e la mia cara, dolce, imbranata metà (che pazienza!) si è scordato le chiavi della macchina infilate nella portiera per mezza giornata, tra l'altro su una strada con un bel via vai di gente, con il portafoglio ben in vista sul sedile... evidentemente nessuno ci poteva credere che qualcuno potesse essere tanto scemo (pardon amor!) e avranno pensato che eravamo lì nei paraggi... morale della favola siamo ancora in possesso di una macchina e addirittura del portafoglio... pieno (per compensare questa gran botta di... fortuna, mi sto aspettando la giusta controdose di sfiga!) Per il resto dopo due giorni di telefonate e sbattimenti vari siamo finalmente riusciti a trovare qualcuno che ci faccia sta benedetta risonanza che altrimenti l'incontro di Leonard sarebbe saltato, Andrè è tornato a scuola, Leonard in palestra e io cerco di barcamenarmi con le nostre mille valigie cercando di dare un senso a questa provvisoria sistemazione... ma mi sa che è una battaglia persa in partenza! Last but not least, internet qui funziona meglio che a Roma ma non sul mio computer dove ci sarebbero tutte le foto delle mie ultime preparazioni... per cui non mi resta che buttarmi sull'ultima ricetta già caricata su flickr sperando che la memoria non mi inganni, e incrociare le dita che i prossimi 8 giorni siano un attimino meno stressanti!
Questa pagnottella è stata fatta come di solito facciamo il pane a lievitazione naturale... la differenza sta nella cottura, in una ciotola d'alluminio, un pò come il no knead bread e devo dire che è venuto davvero bene!

PAGNOTTA A LIEVITAZIONE NATURALE CON GRANO SARACENO E SEMI COTTA NELLA CIOTOLA:

300 gr. di pasta madre liquida
900 gr. di farina 0
100 gr. di farina di grano saraceno
100 gr. di semi di girasole
2 cucchiai d'olio Evo
3 cucchiaini di sale
1 cucchiaino colmo di zucchero
acqua tiepida q.b.

Sciogliere il lievito naturale in una ciotola (d'alluminio che vada in forno) con 1 bicchiere di acqua tiepida. Aggiungere le farine e i semi mescolati precedentemente a secco tra loro, quindi l'olio e lo zucchero. Aggiungere acqua tiepida q.b. ad ottenere un impasto morbido ma non colloso... il grano saraceno assorbe abbastanza acqua per cui ce ne vorrà un pò di più rispetto ad altri pani. Impastate per qualche minuto e lasciar riposare una decina di minuti. A questo punto aggiungere il sale e eventualmente un'altro goccio d'acqua e impastare per una decina di minuti fino ad ottenere un impasto elastico. Questa cosa del sale aggiunto dopo me l'avete chiesta in parecchi nei commenti al post dell'ultimo pane... per chi se lo fosse perso o per chi ha la stessa domanda vi riporto brevemente la spiegazione: "Il sale si aggiunge dopo sia per permettere il processo di idrolisi per cui la farina assorbe meglio l'acqua sia per dare maggior elasticità agli impasto. Il sale è un cristallo e più un impasto è elastico più il cristallo rischia di romperlo, quindi ad esempio in cose tipo panettone o babbà o cose che devono essere tanto tanto elastiche, è essenziale seguire questa regola. per quanto riguarda il pane non c'è poi una differenza enorme però se si hanno quei 10 minuti in più, vale la pena farlo!"
Fatto l'impasto, formate una palla, rimettetela nella ciotola e lasciate lievitare coprendo con un panno umido per 3 o 4 ore. Riprendete l'impasto e fate le pieghe. Lasciate lievitare ancora nella ciotola, (Sempre quella d'alluminio, mi raccomando!) per 3 o 4 ore. Con questo metodo non avrete bisogno di fare la forma. Mezz'ora prima della fine della lievitazione accendete il vostro forno al massimo e aspettate che raggiunga la temperatura. Infornate la vostra ciotola di pane coprendola con una teglia per il primo quarto d'ora. Se vi sembra necessario a metà cottura potete abbassare la temperatura a 180°C. Io non l'ho fatto ma dipenderà un pò dai forni! Lasciate cuocere per circa 50 minuti e otterrete questa bella pagnottella molto rustica dai sapori un pò nordici!




mercoledì 12 maggio 2010

MAMMAIANA ON THE ROAD:


Siamo appena arrivati nella nostra nuova dimora, gli scatoloni sono tutti ancora dove li abbiamo buttati all'arrivo (oggi per cercare un paio di scarpe per la frida abbiamo creato il finimondo) ed è già l'ora di ripartire, peraltro con partenza anticipata (alle 5 di mattina) perchè la mia dolce, cara, imbranata metà si è scordata di rinnovare le visite mediche... ma a noi in fondo piace fare le cose di corsa e all'ultimo minuto!!! Quindi eccovi il piano di mammaiana on the road: Dal 12 al 20 Maggio a Firenze, ospite della suocera che sicuramente sarà contenta di mettere a disposizione la sua cucina alle mie sperimentazioni. Dal 20 al 22 a Brescia dove Leonard il 21 combatte, dal 22 al 23 da qualche parte ospiti di qualche amico in nord italia e dal 23 fino a data da stabilirsi... noooo! Non ve lo dico, altrimenti vi rovino la sorpresa... spero comunque di riuscire ad aggiornare il mio blogghino e di non lasciarvi soli troppo a lungo!

lunedì 10 maggio 2010

UN DOLCINO PER UNA VITTORIA:


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La mia mamma è arrivata in finale con il suo spettacolo teatrale nel concorso "prova di regia" della regione Lazio. Quindi tanti complimenti ai suoi attori, al musicista, ma soprattutto a lei per aver creato un pezzo così bello, emozionante e pieno di significato. Per questo e per le parenti che ieri sono arrivate in visita, è nato questo dolcino con quello che è diventato uno dei miei ingredienti preferiti: il rabarbaro! Con la purea di fragole e rabarbaro (prima di aggiungere la colla di pesce ovviamente!) ci abbiamo anche fatto una base per il prosecco... una sorta di bellini alla fine, per brindare alla vittoria! Provateci... è buonissimo!

PANNA COTTA CON GELEE ALLE FRAGOLE E RABARBARO:

per la panna cotta:
500 ml. di panna (potete anche fare una proporzione 350 panna, 150 latte, o come preferite... ma in questo caso volevo mantenerla bella grassa e corposa da contrapporre al fresco gelee!
50 gr. di zucchero
3 foglioline di colla di pesce (da 2 gr. ciascuna)

Mescolare lo zucchero alla panna, e portare ad ebollizione in un pentolino. Non appena arriva a bollore, spegnere il fuoco e aggiungere la gelatina precedentemente ammollata in acqua fredda e strizzata. Mescolare vigorosamente e versare la panna in dei bicchieri monoporzione (o in uno stampo grande!) facendo attenzione a non lasciare macchie che poi non sono troppo semplici da rimuovere. Fate raffreddare a temperatura ambiente e mettete in frigo per un pò prima di versarci sopra il gelee.

per il gelee:
200 gr di fragole già pulite
100 gr. di rabarbaro
1,5 foglioline di gelatina (da 2 gr. ciascuna)
2 cucchiai di zucchero
5 cucchiai d'acqua

Pulire le fragole e il rabarbaro e tagliarlo a pezzetti abbastanza piccoli. Mettere il tutto in un pentolino con lo zucchero e l'acqua e portare a ebollizione. Lasciare ancora qualche minuto sul fuoco finchè il rabarbaro non sarà morbido e inizierà a spappolarsi. Fate raffreddare quindi date una frullata con un frullatore ad immersione. Riscaldare una piccola parte della purea, far bollire e scioglierci dentro la gelatina precedentemente ammollata in acqua fredda e strizzata. Unite il composto a quello freddo che avrete lasciato da parte, mescolate bene ed energicamente e mettete il vostro gelee sulla pannacotta... Fatene un pò di più di purea di fragole e rabarbaro... con le bollicine è un'incanto!

THE ULTIMATE (?) MARMELLATA DI LIMONI:

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Questa cosa dell'ultimate, del definitivo mi ha sempre fatto un pò ridere, soprattutto in cucina! Certo che uno dopo vari tentativi può trovare quello che gli sembra il metodo, o la ricetta ideale, come per me in questo caso... ma rimane sempre una cosa relativa, è sempre possibile che l'anno prossimo per una serie di combinazioni la mia marmellata di limoni sarà completamente diversa e che mi soddisfi ancor di più, come è possibile che qualcun'altro abbia già un metodo migliore, tramandato e consolidato da generazioni, insomma perchè porsi limiti al miglioramento? Almeno per me la cucina è sperimentazione continua e anche quando il primo metodo o la prima ricetta mi soddisfa, mi rimane comunque la curiosità di provarne altri, di capire il motivo profondo che spinge ogni ingrediente a reagire in una certa maniera a una tal sollecitazione.... insomma il definitivo non esiste, almeno non in maniera assoluta! Poi certo, ora che ho trovato il metodo che più mi soddisfa, continuerò a produrre la mia marmellata di limoni in questo modo ma sempre consapevole che non è detto che tra qualche giorno non arrivi qualcosa a stravolgermi completamente!
Insomma, per arrivare al dunque questa ricetta arriva dopo qualche anno di vari tentativi, più o meno soddisfacenti fino a trovare quel giusto equilibrio tra gusto, colore e consistenza, almeno secondo me! La prima produzione l'hanno sperimentata i miei, con quello che sembra poi il metodo più ingegnoso, e che invece secondo me è il peggiore, oltre che il più faticoso: si ricava il succo del limone e la parte gialla della buccia mentre tutte le parti bianche, i semi e le pellicine (quelle che contengono la pectina che fa in modo che la marmellata si addensi) si avvolgono in una garza e si fanno bollire all'interno del pentolone della marmellata, in modo che rilascino l'addensante ma non il sapore. Questo metodo richiede ovviamente tempi di bollitura più lunghi rispetto ai prossimi e fa sì che il colore diventi sull'ambrato mentre secondo me è essenziale che la marmellata di limoni rimanga di un bel giallo limone. Inoltre si ottiene una specie di gelè con queste scorzette che ci navigano dentro... non male, per carità ma neanche il top!
Il secondo metodo che ho sperimentato prevede di tagliare i limoni (senza privarli delle bucce) a fettine sottili sottili e lasciarle in immersione in acqua fredda per 24 ore in modo che l'amaro venga assorbito dall'acqua per poi procedere nel modo in cui verrà illustrata la ricetta "definitiva", ma alla fine veniva a mancare un pò il sapore deciso del limone che comunque l'acqua aveva contribuito ad alleviare. inoltre anche la consistenza era un pò troppo densa dato che la parte polposa veniva ad essere un pò intaccata mentre le bucce rimanevano nella stessa quantità... la prima foto (limone e vaniglia) si riferisce a questo tentativo. C'è anche da dire che i limoni dei nostri alberi hanno una buccia piuttosto spessa, quindi è possibile che con limoni dalla buccia più fina si riesca ad ottenere un risultato più equilibrato.
Per l'ultimo, ed ultimate tentativo, seguite la ricetta! Per quanto riguarda gli abbinamenti ho veramente sperimentato di tutto perchè ho una quantità di limoni da consumare che mi manderà al manicomio (in due giorni ho fatto qualcosa come 60 barattoli di marmellata!):
lemon pure
limone e vaniglia (goloooso... 1 bacca per ogni kg. di limoni)
limone e fiori d'acacia (delicato... 50 gr. per ogni kg. di limoni)
limone e pepe di szechuan (interessante... 3 gr. per ogni kg. di limoni)
e ovviamente.....
limone e fava tonka (ma quanto me piace sta fava tonka?!!!... 1 fava tonka per ogni Kg. di limoni)

Insomma io vi lascio la ricetta e il metodo per procedere poi potete farla con uno dei miei abbinamenti o trovarne degli altri. Solo un consiglio... se usate degli ingredienti in polvere o grattugiati, mescolateli prima allo zucchero, prima di aggiungere liquidi, in questo modo si distribuirà in maniera più omogenea!

poi in realtà ne avrei fatte anche altre due che prevedono però un metodo di lavorazione un pò diverso e che sono un pò più fine, tipo gelèe, quindi dovrete aspettare la prossima ricetta... vi lascio giusto un'anticipazione:
limone e matcha (l'ingrediente improbabile che ogni tanto riciccia!)
limone e peperoncino (una sorta di mostarda...molto delicata che sta benissimo coi formaggi!)

MARMELLATA DI LIMONI:

1 Kg. di Limoni (ovviamente non trattati e di sicura provenienza dato che si utilizzerà il limone per intero) al momento dell'utilizzo, quindi dopo tutto il trattamento per togliere l'amaro, dopo averli tagliati e avergli tolto i semini
600 gr. di zucchero
200 gr. d'acqua

Lavare bene i limoni e tagliar loro le estremità. Prendere una forchetta e sbucherellare ben bene ciascun limone uniformemente trapassando tutta la buccia e la parte bianca senza intaccare la polpa del limone (detto così sembra difficile ma dopo un paio di forchettate avrete capito perfettamente) Dovrete ottenere che il limone diventi una sorta di spugna ma senza esagerare altrimenti rischiate che vi esca fuori tutto il succo! Mettere i vostri limoni a bagno in acqua fredda per 3 giorni cambiando l'acqua la mattina e la sera.
Tutto questo serve a togliere l'amaro delle bucce che rovinerebbe il sapore della vostra marmellata. Arrivati a questo punto, potete affettare i vostri limoni abbastanza sottilmente, tagliando poi ciascuna fetta a metà. In questa fase dovrete eliminare tutti i semini perchè anche loro sono un pò amari oltre ad essere assolutamente antiestetici. A questo punto pesate i vostri limoni e proporzionate la quantità di acqua e zucchero in base al peso dei limoni)
Fate uno sciroppo con i 600 gr. di zucchero, e 200 gr. d'acqua per Kg. di limoni, metteteli sul fuoco per un paio di minuti finchè lo zucchero non si sia completamente sciolto nell'acqua. A questo punto aggiungete i limoni e portate ad ebollizione a fuoco alto. Abbassate la fiamma al minimo ma sempre facendo sobollire la marmellata. ci vorranno circa 15/20 minuti. Comunque fate la prova del piattino mettendo un piatto in freezer e versandoci poi sopra un velo della vostra marmellata, quando avrete ottenuto la consistenza desiderata potrete invasarla. Tenete presente che le marmellate di agrumi tendono a solidificarsi di più con il raffreddamento rispetto alle altre marmellate, quindi non esagerate con i tempi.
Per invasare la marmellata lavate molto bene i vostri vasetti e metteteli quindi aperti in forno a 110°C per 10 minuti. Al momento dell'invasatura la marmellata dev'essere bollente, pulite molto bene i bordi del vasetto nel caso dovesse essersi sporcato, con un tovagliolo, chiudere immediatamente col coperchio e girare a testa in giù i vasetti, facendoli raffreddare così!
Vi divertirete... almeno finchè non vi renderete conto che avete smaltito circa un ventesimo dei vostri limoni;)!

venerdì 7 maggio 2010

E CON IL SIERO DEL PANEER?

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La ricotta! Certo avendoci il pecoraro a due passi che fa una ricotta spettacolare e anche a prezzi davvero davvero accessibili, non è che abbia tanto senso farsela in casa... però una volta dovevo provarci, dà una soddisfazione davvero unica! E poi avendo fatto il paneer mi rimaneva questo siero che mi invitava necessariamente a continuare nell'esperienza caseificatrice ;)
La mia ricotta è bassina perchè avevo solo un cestello abbastanza grande ma basterà utilizzare un cestello più piccolo per ottenere una forma perfetta!

LA RICOTTA DAL SIERO RIMASTO DAL PENEER:

il siero rimasto dal paneer
lo stesso peso del siero in ml. di latte
4 cucchiai di yoghurt naturale intero

Mescolare tutti gli ingredienti in una pentola capiente e portare quasi ad ebollizione (90-95°C). Si vedranno i fiocchi di rictta affiorare in superfice. mescolare ancora per un paio di minuti, quindi spegnere il fuoco. Aspettare un paio di minuti ancora quindi prelevare i fiocchi di ricotta o direttamente col cestello, ma per queste piccole produzioni è meglio usare un colino e trasferire poi la ricotta nel cestello. Lasciar sgocciolare per una mezza giornata e poi è pronta da mangiare. conservare in frigo.

giovedì 6 maggio 2010

PANIR O PANEER? QUESTO E' IL PROBLEMA!

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Cercando su internet in italiano trovo panir, in inglese paneer... se qualcuno di voi dovesse sapere che ne pensano gli indiani in proposito batta un colpo ok?
A parte il dilemma ortografico, è incredibile quanto si abbia sempre da imparare... sinceramente l'idea di farmi il formaggio in casa non mi aveva mai sfiorato e ora forse ancor più di prima mi rendo conto di quanto questo della caseificazione sia un mondo lontano e a me sconosciuto.Resta il fatto che è una soddisfazione indescrivibile farsi la propria formagella ed è incredibile quanto in questo caso la cosa sia veloce ed assolutamente semplicissima.
Il paneer (o panir) è un formaggio indiano, probabilmente il più diffuso formaggio in india. E' fresco e non ha un sapore intenso per cui spesso viene insaporito direttamente durante la produzione, come abbiamo fatto anche noi in questo caso. In realtà la prima prova era nature e garantisco che è parecchio buono comunque.
Insomma provateci dai, è talmente facile che riuscirebbe anche a un bambino e poi non è finita qui... con il siero che ricaverete dalla produzione del formaggio potrete ottenere qualcos'altro! Cosa? Restate sintonizzati! Un pò di mistero non nuoce no? E poi con un pò di riflessione ci arriverete di sicuro! ;)

PANEER SPEZIATO:

2 litri di latte intero
5 cucchiai di succo di limone (circa 1 limone e mezzo)
1/2 cucchiaino raso di sale
1 cucchiaino raso di dragoncello
1 cucchiaino raso di cumino in polvere
2 bacche di cardamomo (se avete quello in polvere è meglio)

Portare il latte quasi ad ebollizione (90- 95°C) in una pentola dal fondo spesso girando continuamente in modo che non si attacchi niente. aggiungere le spezie al latte aprendo le bacche di cardamomo e aggiungendo solo i semi. Mescolare il succo di limone al sale e quando il latte comincerà a fare delle bollicine in superficie aggiungete il succo di limone. Vedrete che il formaggio comincerà subito a separarsi dal siero. Continuate a mescolare per qualche secondo e poi spegnete il fuoco. Mescolate ancora per 1 o 2 minuti e versate quindi tutto il composto del pentolone in uno scolapasta rivestito di una garza spessa o di un panno da cucina a trama un pò permeabile. Strizzate la garza o il panno e sciacquatela brevemente (ma giusto un attimo eh!) sotto l'acqua fredda in modo da eliminare un eventuale residuo di sapore limonoso. A questo punto mettete il vostro formaggio (avvolto nella garza) sotto un peso per circa un'ora et voilà! Già pronto da mangiare... incredibile no?
Se volete potete anche ottenere un panir meno compatto versando il composto in un colino a trama stretta (tipo quelli per la ricotta) facendolo scolare per qualche ora e saltando la fase del peso... ma è più soddisfacente la versione compatta, almeno secondo me!
Il paneer (notato che uso una volta un nome e una volta l'altro?) si può mangiare così nature o utilizzarlo in ricette tipiche indiane (ad esempio si può friggere in ghee, o fare alla griglia in varie salse).
Ah... conservate il siero eh!!! ;)


martedì 4 maggio 2010

PANE DI GRANO DURO E SEMI A LIEVITAZIONE NATURALE:

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L'unica cosa che è stata sistemata dal nostro trasloco, a parte i panni (il minimo indispensabile per sopravvivere), sono le cibarie: spezie ed erbette, semi e farine hanno subito trovato il loro posto e sono state perfettamente ordinate per tipologie e quantità di utilizzo mentre ancora non riesco a capire dove avrò messo quel documento importantissimo che mi servirebbe immediatamente, o che fine abbiano fatto i libretti pediatrici dei bambini! Se non è deformazione questa! Ora tra una settimana si riparte e già so che quando torneremo e finalmente cominceremo a fare sul serio con l'apertura scatoloni, non ci capirò più niente, nonostante la cura con la quale sono stati fatti e nominati in origine... mi consolerò col sifone, che come sapete è stato subito trovato, scartato e utilizzato, bestemmiando alla ricerca di libri e scarpe o qualsiasi cosa mi servirà e non troverò!

PANE A LIEVITAZIONE NATURALE CON GRANO DURO E SEMINI VARI:
1 Kg. di farina 0
1/2 Kg di farina di grano duro
300 gr. di pasta madre liquida
3 cucchiai d'olio
100 gr. di semi di zucca
100 gr. di semi di girasole
2 cucchiaini di zucchero
5 cucchiaini di sale rasi
acqua tiepida q.b.

Rinfrescare il lievito naturale liquido 3 ore prima dell'utilizzo. Si inizia a fare il pane sciogliendo il lievito in un pò di acqua tiepida. Si aggiungono quindi le farine precedentemente mescolate a secco tra loro, i semi, lo zucchero e l'olio. Aggiungere acqua tiepida q.b. ad ottenere un impasto morbido ma non colloso e lasciar riposare per una ventina di minuti. A questo punto aggiungere il sale, eventualmente con un goccio d'acqua in più e impastare per almeno 10 minuti per ottenere un impasto elastico. Formare una palla, rimetterla nella ciotola e lasciar lievitare coprendo con un panno umido per 3/4 ore. Riprendere l'impasto, dargli le pieghe e fare la forma (non avevo tempo di farlo lievitare in mezzo). lasciar lievitare ancora circa tre ore e infornare a 200°C per 1 ora o fino a cottura ultimata. Mettere un pentolino d'acqua sul fuoco e una teglia vuota sul fondo del forno. dopo circa 15 minuti dall'entrata in forno del pane, buttare un pò d'acqua bollente nella teglia sul fondo del forno per dare un colpo di vapore e far venire la crosta più fina e croccante. Ripetere l'operazione circa ogni quarto d'ora fino a cottura ultimata.

lunedì 3 maggio 2010

SCONES AI CRAMBERRIES:

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Da qualche parte l'avevo già detto che io con il sonno ho un rapporto assolutamente particolare... mi piace dormire, ma forse più che altro ne ho bisogno, se non dormo almeno 9 o 10 ore a notte sto male e ne risento per tutta la giornata. Anche il risveglio non è proprio dei più facili e infatti chi mi conosce mi evita almeno per la prima ora dopo! Di solito vago in stato zombiesco e veramente non riesco a fare niente, non è pigrizia, nè una scusa, veramente è più forte di me... e non potrò mai smettere di ringraziare il marito modello che ho che si alza sempre prima di me coi bimbi e mi fa trovare la colazione in tavola, e non si scoccia (almeno non quanto meriterei) per il mio umore mattutino. Ecco, ieri mi sono alzata e mi sono messa a preparare scones... evento più unico che raro, prima ancora di prendere il caffè, un volo diretto dalla camera da letto alla cucina, e senza soffrirne! Certo è che se fossi sempre così avrei altri 10 Kg in più da trascinarmi dietro quindi poco male!
la ricetta è simile a quella che avevate già visto su questi schermi ma con cramberries, solo farina bianca e dato che il mio latticello è morto (perdonami Sandra ma il trasloco non l'ha retto!) ho aggiunto un cucchiaio di yoghurt per avere un elemento acido che reagisse con il bicarbonato. in più essendo il mio coppapasta ancora inscatolonato li ho fatti in versione mini utilizzando un bicchierino da grappa per ritagliarli.

SCONES AI CRAMBERRIES:

500 gr. di farina 00
100 gr. di burro
1 bustina di lievito
2 cucchiai di zucchero
300 ml. di latte
1/2 cucchiaino di bicarbonato
1/2 cucchiaino di sale
1 cucchiaio di yoghurt naturale intero
100 gr. di cramberries disidratati
1 uovo per spennellare

In una ciotola versare la farina con lo zucchero, il lievito setacciato, il sale. Mesclare bene e aggiungere il bicarbonato setacciato in modo che si distribuisca in maniera uniforme e non restino grumi. Aggiungere il burro a pezzetti e sbriciolare l'impasto con la punta delle dita fino a che tutto il burro sia incorporato. Aggiungere i cramberries e infine il latte al quale avrete mescolato lo yoghurt. Mescolare il tutto velocemente e stendere l'impasto a circa 1,5 cm. di spessore. Ritagliare dei tondi con un bicchierino da liquore e mettere i vostri scones su una placca rivestita di carta forno. Infornare a 200°C per 15/20 min. e servire tiepidi e fragranti (ma anche freddi sono ottimi) con il barattolo di marmellata che preferite.