venerdì 30 luglio 2010

FORMA E SOSTANZA

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Rimando ancora di un altro giorno il mio post sui pomodori e ricettine correlate, perchè continua ad avere un mood moscio, poco incline a post chilometrici e a spiegazioni infinite... all'inizio pensavo fosse il caldo, ma nel frattempo la sera si deve stare attenti ad avere maglioncini e calzini quindi evidentemente sono io ad essere proprio così!
Quindi, a proposito di mood, rimaniamo su una cosa giocosa. Questo stampo è una delle cose che i miei mi hanno regalato per il compleanno ed era un pò che riflettevo ad una ricetta per utilizzarla al meglio... è carina anche come mini tortina dolce ma volevo appunto enfatizzare il lato un pò scherzoso della cosa e alla fine mi è venuta in mente questa cosa qui: un cake bello rustico vestito a festa, per ora ce lo siamo pappati in famiglia e posso solo dirvi che, forma a parte, la sostanza merita davvero... però non vedo l'ora di presentarlo (lui o qualcosa di simile) a una prossima cena (o pranzo o aperitivo) con ospiti per vedere che faccia fanno;)!
N.d.r: la ricetta funziona anche per un normalissimo cake in stampo canonico!

CAKE DI FARINA DI CECI CON ZUCCHINE E PROSCIUTTO:

80 gr. di farina di ceci
100 gr. di farina 0
80 gr. di latte
100 gr. di olio Evo
2 uova (ma erano giganti quindi se ne avete di dimensioni normali io passerei anche a 3)
1 zucchina
100 gr. tra prosciutto stagionato e pecorino tagliati a dadini (io in realtà ho usato un misto casatiello che avevo d'avanzo ma andrà bene anche della pancetta o del prosciutto, e un pecorino sodo)
1 bustina di lievito per torte salate
sale
pepe
peperoncino in polvere un punta

In una ciotola sbattete il latte con le uova, l'olio, il sale, il pepe e il peperoncino (il peperoncino era un pò anche per il colore, potete anche omettere, il pepe con la farina di ceci invece secondo me è la morte sua!). Aggiungete quindi le farine setacciate insieme al lievito e mescolate rapidamente. Grattugiate la zucchina in una grattugia dai buchi larghi e aggiungetela insieme al prosciutto e al formaggio tagliati a dadini. date un'altra mescolata veloce e versate nello stampo che avrete precedentemente imburrato con cura. Infornate a 160°C per 50 minuti.

giovedì 29 luglio 2010

TEMPO DI:

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Scusatemi ma funziono un pò al rallentatore ultimamente...Ora arrivano anche le ricettine ;)!

martedì 27 luglio 2010

PANNA COTTA ALLA MALVA (CON AGAR AGAR) CON PESCHE CARAMELLATE:

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Dopo una serie di tentativi di addensamenti vari con l'agar agar, più o meno fallimentari, penso di essere finalmente riuscita ad entrare in sintonia con la famosa alghetta quanto basta per avere ad occhio un'idea delle quantità di polverina da utilizzare a seconda del risultato desiderato! E non posso che dirmi soddisfatta, perchè nonostante lo stessi utilizzando già da un annetto per determinate cose, per altre continuavo a fidarmi di più della gelatina, per una qualche ragione irrazionale che non mi è ben chiara! La conclusione è che per dolci e cremine l'agar è funzionalissimo e da una texture che mi piace proprio! Meno.... gelatinosa;)! Diciamo che sono più o meno convinta di passare definitivamente all'agar e che sono contenta di questa conversione quasi definitiva, ci sono giusto ancora un paio di punti interrogativi ma il bello è tenere le sfide sempre aperte no?

PANNA COTTA ALLA MALVA (CON AGAR AGAR) CON PESCHE CARAMELLATE:

2 pesche piccole
1 cucchiaio di zucchero di canna
1 cucchiaio di burro

500 ml. di panna
1 cucchiaio di fiori di malva
80 gr. di zucchero
1 cucchiaino da caffè di agar agar

Sbucciare le pesche e tagliarle a dadini. Far riscaldare il burro in una padellina, aggiungere le pesche e lo zucchero di canna e lasciar caramellare sul fuoco. Mettere da parte e lasciar raffreddare. Portare ad ebollizione la panna con 1 cucchiaio di fiori di malva, spegnere e lasciare in infusione per mezz'ora. A questo punto filtrare la panna, aggiungere lo zucchero e riportare a bollore, prelevare poi un bicchierino di panna calda e sciogliervi l'agar agar in polvere mescolando bene senza lasciare grumi. Aggiungere alla panna sul fuoco, mescolare e far bollire per circa 30 secondi. Spegnere e lasciar riposare un pò. in delle coppette mettere un paio di cucchiai di pesche caramellate e versarvi sopra la panna. Far arrivare a temperatura ambiente e far poi addensare i vostri bicchierini in frigo.

venerdì 23 luglio 2010

MAMMAIANA IN CANADA:


Nono... non sono in vacanza, nè tantomeno in Canada purtroppo... ho giusto passato un paio di giorni all'Elba, però oggi c'è un articolo su di me su un bel blog canadese... se vi va di darci un'occhiata andate QUI!

martedì 20 luglio 2010

MARMELLATA DI ALBICOCCHE ALLO CHARDONNAY CON ZENZERO E LEMONGRASS:

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La marmellata di albicocche è sempre stata la mia passione, fin da piccola, quando quella della mia nonna austriaca stregava chiunque (e come vedete dalla manina avida che cerca di arrivare all'ambita meta, la storia si ripete!)... già qualche post fa parlavo un pò dei sapori ritrovati, di quanto fossero buone le albicocche del giardino della mia infanzia e di come dopo decine di anni io sia riuscita a ritrovare quel sapore solo ora che crescono anche nel nostro di giardino... in più qui entra in gioco un pò di studio e un metodo prezioso... c'è qualcuno che non conosca christine ferber??? Nooo, non c'è! La maghetta alsaziana delle marmellate, che fa mostarde e confetture per alain ducasse e collabora alle ricerche stagionale di Hermè... che poi non è che abbia fatto nessuna grossa rivoluzione... solo una ricerca del sapore più autentico e fresco di frutta che l'ha portata ad elaborare questo metodo grazie al quale la frutta stessa viene bollita il minimo indispensabile consentendo comunque alla marmellata di addensarsi... insomma è l'idea quella che conta, poi la soluzione è abbastanza semplice... è l'intuizione, l'idea di conservare la bellezza, i colori, i profumi e il sapore del frutto così come si coglie dall'albero quello che secondo me ha di speciale... io poi le sue marmellate non le ho mai assaggiate ma queste fatte seguendo il suo metodo mi convincono, ed anche parecchio per quanto ne abbia sperimentato solo qualche variante. La ricetta non è della Ferber, lo è solo il metodo!
Eccovi dunque un pò di trucchetti per marmellate perfette... non che sia tutto indispensabile, ma insomma saperne qualcosa in più non nuoce!
1. Cogliere la frutta che si usa per le marmellate al mattino prima che il sole sia troppo forte e dopo che sia scesa la rugiada, oppure nelle ore fresche della prima serata, in modo da avere il frutto al massimo del suo splendore.
2. Lavorare la frutta appena raccolta, al massimo il giorno dopo.
3. Fare piccole quantità di marmellata alla volta max. 4 kg. (non che questo sia un vero problema casalingo dato che più di queste quantità difficilmente entrano in una pentola domestica!)
4. Aggiungere un pò di succo di limone subito a tutta la frutta in modo che non si ossidi e mantenga intatto il suo colore.
5. Bollire frutta e zucchero in più tempi in modo tale che lo zucchero impregni la frutta con gradualità mantenendone la consistenza.
6. Utilizzare preferibilmente una pentola di rame nella quale verranno preparate solo marmellate (seee... io una ce ne ho e figuriamoci se la immolo alla causa delle marmellate per tutta la sua vita!) o comunque scegliere una pentola con una buona conducibilità termica in modo da avere una bollitura perfettamente omogenea.
Ultima annotazione: a me non piacciono le marmellate eccessivamente dolci quindi tendo a limitare lo zucchero al minimo indispensabile utile per la conservazione.

MARMELLATA DI ALBICOCCHE ALLO CHARDONNAY CON ZENZERO E LEMONGRASS (con metodo Christine Ferber)

2 kg. di albicocche (pesate senza nocciolo)
1 Kg di zucchero
2 limoni piccoli
4 cm. di zenzero a listarelle
2 stecche di lemongrass (potete anche sostituire con del lemongrass in polvere se non trovate quello fresco)
350 ml. di chardonnay (o altro vino bianco simile)

Aprire le albicocche e cospargere i frutti con il succo di limone. Aggiungere quindi lo zenzero tagliato a listarelle sottili, le stecche di lemongrass aperte a metà, lo zucchero e lo chardonnay. Mescolare, coprire e lasciar riposare 1 ora circa. Mettere il tutto nella vostra pentola per la cottura e portare appena ad ebollizione. Quando vedete la superficie fremere, potete spegnere, non deve bollire ancora. Se volete ritrasferite il tutto nella ciotola per la macerazione e coprite con un foglio di carta forno. Una volta fredda lasciate la vostra marmellata in frigo per una notte. La mattina dopo riprendetela e filtratene lo sciroppo lasciando i frutti a parte. Togliete le stecche di lemongrass che ormai avranno fatto il loro dovere e mettete lo sciroppo sul fuoco. Fate bollire finchè non comincia ad addensarsi (se avete un termometro deve raggiungere i 105°C). A questo punto potete aggiungere le albicocche con i pezzettti di zenzero che erano rimaste da parte. Riportate a bollore e bollite per 8-10 minuti, non di più! Invasate ancora bollente in vasetti sterilizzati (lavate benissimo i vasetti e mettete in forno a 100°C per 10 min. vasetti e coperchi), pulite molto accuratamente i bordi e tappate, fate raffreddare a testa in giù.

lunedì 19 luglio 2010

UN'INSALATA CHE VIENE DA LONTANO:

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Questa insolita insalata nasce dai consigli di una ragazza filippina con la quale ho fatto il mio primo scambio qualche tempo fa su foodie exchange... lo conoscete? Io mi sto divertendo un sacco ed è bello passare giorni in ansia ad aspettare un pacchetto che non sai esattamente cosa conterrà e poi, a mio parere, è anche una sorta di studio umano... è incredibile come un pacchetto rispecchi quasi sempre un pò la mentalità di un posto, uno diverso dall'altro, non solo nel contenuto come è ovvio che sia , ma un pò nella scelta, nel modo di presentazione, insomma... sarà solo un'idea mia ma a me sembra di capirci sempre un pochino di più anche grazie a questo genere di cose. devo dire che sono stata fortunata ad avere in Mhel la mia prima compagna perchè mi ha mandato un sacco di cosine straordinarie e sopratutto per la maggior parte davvero sconosciute (se mai doveste incrociare in qualche modo la cucina filippina, non perdetevi assolutamente le pilinuts, una sorta di noci che a quanto pare esistono solo lì e che sono veramente LA FINE DEL MONDO)... La cosa che però ho trovato più carina e significativa è il librino nel quale Mhel mi ha spiegato l'origine e l'utilizzo di tutto ciò che mi aveva mandato, con consigli e ricette con quella voglia di condividere che penso sia il meglio di un'esperienza come questa.
Questa insalata nasce proprio dai consigli di Mhel per l'utilizzo della fantastica pasta di gamberetti che mi ha mandato (e che ci ha fatto tribolare non poco... una compagnia di trasporti le aveva chiesto addirittura un assenso dal ministero della salute italiano per poterla mandare... questi so pazz'!). Un accostamento di sapori veramente insolito ma che tutti hanno molto apprezzato... è bello a volte rendersi conto che dopotutto si ha ancora taaanto da imparare in quanto a sapori e cibi!

INSALATA DI MANGO, POMODORI E CIPOLLE CON PASTA DI GAMBERETTI:

1 mango
3 pomodori da insalata
1/2 cipolla gialla
1 peperoncino (habanero red long)
olio Evo
pasta di gamberetti (bagoong in filippino)
sale

Tagliare il mango e i pomodori in cubotti e affettare la cipolla finemente. Tagliare il peperoncino a listarelle sottili e aggiungerlo all'insalata. Fare un dressing sciogliendo 2 cucchiaini di pasta di gamberetti in 3 cucchiai di olio Evo con un pò di sale. Condire l'insalata e prepararsi ad una fantastica esperienza di scoperta!

giovedì 15 luglio 2010

CHEVAPCICI:

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Quando andai la prima volta in serbia e croazia era il '90, appena prima che scoppiasse la guerra ed io avevo sei anni. Di quella vacanza ricordo poco a parte qualche flash ma mai dimenticai in tutta la mia vita... i chevapcici... sarà che erano il massimo, almeno nella forma, per un bambino, sarà che il nome è semplicemente troppo carino, indimenticabile... ma non hanno mai più lasciato la mia memoria. Così ora, anni e anni dopo l'ultimo viaggio verso est, mi è venuta voglia di provarci! Questa è la mia versione, con gli ingredienti che avevo a disposizione.

CHEVAPCICI:

400 gr. di carne di maiale macinata
1 cipolla
1 spicchio d'aglio
2 cucchiaini di cumino
2 cucchiaini di paprika forte
1 cucchiaio di olio evo
sale
pepe
zest di limone (appena appena)

Fate rosolare la cipolla tritata finemente con l'aglio in un filo d'olio evo. In una ciotola unite tutti gli ingredienti comprese le cipolle appassite togliendo l'aglio. Lavorate con le mani e mettete qualche ora in frigo.
Su una teglia rivestita di carta forno formate i vostri chevapcici creando come delle polpette allungate intorno a degli spiedini di ferro e infornate a 200°C per circa mezz'ora. Quando cominciano ad avere un colore un pò scurino provate a girarli ma fate attenzione a non farlo troppo presto altrimenti vi si spappoleranno. Da mangiare direttamente dallo spiedino salando in superficie!

mercoledì 14 luglio 2010

IL MIO CAFFE' D'ESTATE:

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Non pensavo che il caldo potesse diventare così insopportabile anche qui... ho sempre odiato Firenze per il suo clima gelido d'inverno e torrido d'estate e a quanto pare mi illudevo che l'aria di campagna avrebbe fatto la differenza... e invece anche qui è giunto il momento di mettere al bando il caffè mattutino che ti fa scorrere quelle prime gocce di sudore che contribuiscono a far partire al peggio la giornata. Così, ecco la mia soluzione... perchè senza un paio di caffè chi si sveglia!!!... escogitata a Firenze quando facevo la barista e mi chiedevo come fosse possibile reggersi ancora in piedi con i 50°C e il 100% d'umidità del locale. 'na stupidata in realtà però questa è la versione del caffè freddo che preferisco, molto più buono, immediato e rinfrescante del caffè shakerato, oltre che più facile e a portata di zombie appena sceso dal letto ;)
Fate un caffè ( o meglio usate quello già fatto dalla vostra dolce metà così non dovrete neanche accendere il fornello), zuccheratelo, riempite (RIEMPITE) un bicchierone da cocktail di ghiaccio e versateci il caffè, finite con del latte e inizierete al meglio la giornata!

lunedì 12 luglio 2010

MARILLEN KNOEDEL:

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E dopo il Marocco ritorniamo in Austria, per proseguire con il nostro ingrediente del momento (sono finite eh le albicocche quindi giusto un paio di ricette ancora e poi potremo tutti tirare un sospiro di sollievo!)
Questo dolcino qui è una roba tipicissima e per me resta il non plus ultra dell'austriacità... mai visti da nessun'altra parte! Praticamente si tratta di una specie speciale di canederlo ;) con la sorpresa. E' la prima volta nella mia vita adula che li rifaccio e devo dire che i sapori son rimasti anche se ho la vaga convinzione che sia tutto merito delle albicocche, buonissime e di produzione propria (dei miei nonni) quelle della mia infanzia, buonissime e di produzione propria (la nostra) quelle di ora! Quindi se qualcuno di voi decidesse di sperimentare sappiate che la materia prima è fondamentale perchè è quella a dare sapori e contrasti senza i quali probabilmente questa meraviglia di pallette sarebbero una roba abbastanza fessa. Una volta che li fate abbondate pure, un pò perchè ne mangerete tanti, ma soprattutto perchè hanno il gran vantaggio di poter essere congelati per poi tirarli fuori quando volete.

MARILLEN KNOEDEL:

1 Kg circa di albicocche (si può fare anche con le prugne, ma che siano prugne, non susine, che risulterebbero troppo acquose)
zucchero in zollette

per l'impasto:
300 gr. di farina
1/2 Litro di latte
4 cucchiai di burro
4 tuorli
2 pizzichi di sale

per finire:
pangrattato
burro
zucchero a velo

Preparare l'impasto: Portare ad ebollizione il latte con il sale e il burro. Aggiungere la farina e mescolare energicamente lasciando il composto sul fuoco per qualche minuto, finchè l'impasto non cominci a staccarsi dal fondo. Togliere dal fuoco ed incorporare i tuorli uno ad uno finchè non saranno completamente assorbiti e l'impasto risulterà liscio ed omogeneo. Lasciar intiepidire fino a poterlo maneggiare, quindi formare un rotolo con l'impasto dal quale taglierete del fette abbastanza ciccione da arrotolare intorno alle albicocche.Per le dimensioni esatte delle fette dovrete regolarvi a seconda della dimensione delle albicocche che utilizzerete.
Le albicocche andranno lavate e asciugate perfettamente, quindi private del nocciolo ma aprendole il meno possibile. Al posto del nocciolo inserite una zolletta di zucchero.
Una volta pronti i knoedel avete due strade, o congelarli e pensare alla cottura in una fase successiva, oppure bollirli in acqua bollente salata. Ci metteranno all'incirca 5 minuti, finchè non iniziano a galleggiare. Nel frattempo avrete tostato il pangrattato facendolo andare con il burro in una padella finchè non inizia a scurire un pò. Una volta pronti i knoedel, prelevateli con una schiumarola dall'acqua bollente e con molta attenzione in modo che non si rompano, rotolateli nel pangrattato. Infine ricoprite di zucchero a velo e servite caldi. Un consiglio: quelli freschi non si rompono tanto facilmente quanto quelli congelati, quindi se li volete esteticamente perfetti è consigliabile farli sul momento!



venerdì 9 luglio 2010

LAMOUN MAKBOUSS ROSA E CUMINO:

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Giusto per darvi un attimo di tregua dal mio blog monotematico a base di albicocche, oggi vi lascio la ricetta di questa cosina che ho preparato all'incirca un mesetto fa (eh sì... ve la ricordate la fase dei limoni?). Ora finalmente sono pronti e devo dire che a me piacciono un sacco, si possono anche sostituire ai limoni confit nel tajine e da mangiare così al naturale come accompagnamento a falafel, polpette in generale, carpacci o melanzane (la morte sua secondo me!) li trovo molto più gradevoli. dopo la prima esperienza con i confit ho deciso di apportare una serie di cambiamenti anche a questa ricetta tradizionale e così, dopo aver tolto l'amaro dei limoni con il sale, li ho sciacquati un attimo in modo che non risultassero così incredibilmente salati come i cugini e per la conservazione ho proceduto con una sterilizzazione a del vasetto con tutto il suo contenuto. Il condimento originale è la paprika, e dato che io di limoni ne avevo una quantità incredibile ho provato tutte le varianti possibili e immaginabili (zatar, polvere di wasabi e fili di chili, lavanda e rosmarino e chi più ne ha più ne metta), non li ho ancora assaggiati tutti ma devo dire che questi mi piacciono tanto e che sul lato estetico, insieme a quelli alla parika che assumono un colore arancione vivo, sono quelli più gradevoli!

LAMOUN MAKBOUSS ROSA E CUMINO:

limoni biologici (non chiedetemi di quantificarveli perchè davvero ho passato una giornata intera ad affettare limoni)
sale grosso
1 cucchiaio di cumino per vasetto
7/8 boccioli di rosa commestibile per vasetto
olio Evo

Lavare e asciugare i limoni. Affettarli a rondelle di circa 1/2 cm. di spessore. Disporli a strati in uno scolapasta e cospargere ciascuno strato con abbondante sale grosso. Terminata l'operazione lasciar sgocciolare i limoni per 24 ore. Sciacquare poi rapidamente i limoni sotto acqua fredda corrente girandoli con le mani (giusto per eliminare il sale in eccesso che non è ancora stato assorbito) e lasciar asciugare di nuovo i limoni per qualche ora. Sterilizzare dei vasetti da marmellata in forno a 100°C per 10 minuti e disporvi le fette di limone cospargendo con il cumino e aggiungendo di tanto in tanto un bocciolo di rosa. Riempire con olio evo fino al bordo del vasetto e lasciar aperto qualche ora in modo che eventuali bollicine d'ari abbiano il tempo di uscire. Chiudere i barattoli e sterilizzare di nuovo in acqua bollente per 15 minuti. Se ne mettete più di uno nella stessa pentole disponete dei canovacci tra un barattolo e l'altro in modo che non sbattano l'uno contro l'altro rischiando di rompersi. Dopo 3 settimane potrete apreire i vostri barattoli e assaggiare la vostra creazione.


mercoledì 7 luglio 2010

GHIACCIOLI ALLE.... ALBICOCCHE OVVIAMENTE!

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E' proprio vero che sono disorganizzata... vi avevo promesso qualche settimana a base di albicocche e invece mi sono fatta distogliere dal compleanno... c'è da dire però che terstarda lo sono (e soprattutto che queste tremendone non finiscono mai, quindi devo sempre elaborare qualcosa di nuovo), per cui eccoci di nuovo al punto di partenza... e albicocche siano.
Questi ghiacciolini belli, colorati, squisiti e sani sono il non plus ultra per offrire sempre qualcosa di sfizioso ai vostri bimbi, sapendo che non potranno che fargli bene... almeno i miei li adorano e quando nomino il "gelatino" gli si illuminano gli occhi, senza dimenticare che anche adulti e vegliardi non disprezzano come ho potuto constatare stasera.
la ricetta è in pratica la stessa del succo di albicocche che invece di venir imbottigliato e bollito viene versato negli appositi stampini da ghiaccioli e messi in freezer per qualche ora. Ovviamente la scelta della frutta è variabile a seconda di gusti e disponibilità e in quest'estate torrida è un gran sollievo in ogni momento della giornata... provare per credere!

lunedì 5 luglio 2010

BANANABREAD: BUT THE AFRICAN WAY!

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Eccoci con l'ultima ricetta del mio menù di compleanno... (se pensavate di cavarvela con due ricette con le albicocche vi sbagliavate... da domani si ricomincia che ho giust'oggi svuotato il secondo albero!). Bananabread allora... che però non ha molto a che vedere con quello che tutti conosciamo, inglese, tipo plumcake. Si tratta qui infatti di un dolce basso e compatto, in cui la frutta la fa da padrona e che ha davvero un pò la consistenza delle nostre torte di pane. Quando una volta dissi alla sorella della mia dolce metà che per me il banana bread era quello inglese, bello alto, una sorta di dolce soffice da colazione insomma, lei mi ha risposto stizzita che in inghilterra le banane non crescono, e in effetti non fa una piega, così, sia per la consistenza della versione africana che giustifica in pieno il nome, che per questa considerazione effettivamente ovvia, mi sono convinta che sia un'idea importata dai paesi d'africa colonizzati e riadattata al gusto europeo... magari è solo un'idea mia eh... ma a filare fila!

BANANABREAD (RICETTA DALLA SIERRA LEONE):

5 banane mature (vanno benissimo anche quelle troppo mature)
100 gr. di burro (olio di semi nella ricetta originale ma qui si è europeizzata anche la mia dolce metà)
150 gr. di zucchero (provate anche con quello di canna, secondo me ci sta benissimo)
300 gr. di farina
1 bicchiere d'acqua
1 bustina di lievito per dolci (anche se in fondo il dolce lievita pochissimo)

Schiacciare le banane con una forchetta fino ad ottenere una purea più o meno omogenea. Aggiungere il burro fuso, l'acqua e lo zucchero e lavorare con una frusta per amalgamare. Mescolare farina e lievito a parte e aggiungerli setacciati mescolando il composto con un cucchiaio. Versare l'impasto in due stampi da crostata (o anche uno grande se l'avete) precedentemente imburrati. Il composto che verserete nella forma non dovrà essere più alto di 1,5 cm. Nel caso voleste farne solo una piccola dimezzate le dosi. Cuocere a 175°C per 45 min. circa finchè la torta non sarà dorata appena in superficie.

venerdì 2 luglio 2010

KAESESAHNEKUCHEN: CHEESECAKE, BUT THE AUSTRIAN WAY!

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Dietro questo nome impronunciabile si cela una delle torte più buone che ci siano! Questa me l'ha preparata la mia mami per il compleanno e nonostante la sua preoccupazione riguardo alla buona riuscita della cosa, bisogna dire che ha compiuto un'opera magistrale, una torta buonissima, bellissima e piena d'amor: Grazie mami!
La ricetta originale richiederebbe la presenza del quark, che però a quanto ne so io, in Italia non esiste affatto (purtroppo) quindi lei ha sostituito con una parte di ricotta e una di mascarpone ottenendo una consistenza perfetta che non ha nulla da invidiare a quelle delle migliori pasticcerie austriache!

KAESESAHNEKUCHEN:
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Per la base:
2 uova
1 cucchiaio d'acqua
80 gr. di zucchero
70 gr. di farina 00
30 gr. di maizena
1 cucchiaino da the di lievito per dolci

per il gelè di pesche:
500 gr. di pesche fresche o sciroppate
3 fogli di gelatina paneangeli (che ne basta meno rispetto ad altre)

per la crema:
550 gr. di ricotta di mucca
200 gr. di mascarpone
150 gr. di yoghurt naturale
120 gr. di zucchero
6 fogli di gelatina (paneangeli, idem come sopra)
1 limone
300 ml. di panna fresca

Fare la base: lavorare con le fruste elettriche le uova, l'acqua e lo zucchero per almeno 10 minuti fino ad ottenere un composto molto schiumoso. A parte mescolare la farina, la maizena e il lievito per dolci e setacciarli nel composto a base di uova. Incorporare delicatamente con una spatola dal basso verso l'alto. Rivestire una tortiera a cerniera di 26 cm. di diametro di carta da forno bagnandola leggermente in modo che aderisca perfettamente, versarci l'impasto e cuocere in forno preriscaldato a 175°C per 20 minuti. Far raffreddare e quindi ritagliare del diametro e dell'altezza desiderata (se non avete un anello da pasticceria come noi, potete tranquillamente usare la stessa tortiera rivestendo i bordi di acetato o di carta da forno bagnata e strizzata e fatta aderire perfettamente)
Per il gelè di pesche: Utilizzando un frullatore ad immersione ridurre in purea le pesche, ammollare i tre fogli di gelatina in acqua fredda, riscaldare una parte della purea di pesche e sciogliervi la gelatina mescolando bene. Aggiungere al resto del composto di pesche e versare sulla base della torta. Mettere in frigo e far addensare per almeno un'ora. In realtà la mia mamma ha messo il gelè a raffreddare in un barattolo e poi l'ha aggiunto a cucchiaiate in vari strati della torta a creare un pò un effetto marmorizzato. Scegliete pure voi il metodo che preferite.
Per la crema: spremere il limone e prelevarne il succo. In una ciotola unire il succo di limone, la ricotta, il mascarpone, lo yoghurt e lo zucchero e mescolare bene con una frusta. Riscaldare una piccola parte del composto e scioglierci i 6 fogli di gelatina prima ammollati in acqua fredda. Aggiungere al composto freddo e continuare a lavorare molto bene con la frusta. Quando la crema comincia ad addensare leggermente, montare la panna ed aggiungerla delicatamente alla massa. Versare il composto sulla torta fredda e mettere in frigo per qualche ora. Nel caso voleste ottenere l'effetto marmorizzato, fate degli strati alternati di gelè di pesche e crema al formaggio e alla fine mescolate con una forchetta fino ad ottenere l'effetto desiderato.
Decorare a piacere.




giovedì 1 luglio 2010

GRANAT SOUP (GROUNDNUT SOUP)

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Eccovi dunque la prima delle ricette del menù del mio compleanno. E' uno dei piatti tipici più diffusi della Sierra Leone, e nonostante il nome si tratta più di uno stufato che di una zuppa. penso che sia più o meno il modo per indicare una preparazione "sugosa" in accompagnamento al riso. E' una cosina abbastanza pesante ma assolutamente deliziosa... questa poi, che mi ha preparato la mia dolce metà, è la più buona che abbia mai mangiato.

GRANAT SOUP:

1/2 kg. di carne (metà petto di pollo e metà spezzatino di manzo)
brodo di carne
1/3 tazza di olio di semi
1/3 tazza olio di cocco
2 pomodori grandi maturi
1 cipolla grande
1 peperoncino grande
sale
1/2 cucchiaino pepe di cayenna
1/2 tazza di burro d'arachidi (o purea di arachidi)
1/2 tazza d'acqua
1 cassava o manioca
3 patate

Tagliare la carne a dadini (il manzo un pò più piccolo del pollo). Mescolare gli oli e farvi rosolare la carne. Aggiungere un pò di brodo di carne e farlo ritirare fino a che la carne sarà tenera. Mettere la carne da parte. Nello stesso olio far rosolare la cipolla tagliata finemente e il peperoncino tagliato a rondelle. Aggiungere i pomodori a dadini e mescolare velocemente. Mescolare a parte il burro d'arachidi e la mezza tazza d'acqua, fino a formare un composto liscio e omogeneo e aggiungere in pentola. Riaggiungere la carne, salare e far stufare a fuoco basso per 15 minuti.
Far bollire la cassava spellata e a pezzi e le patate spellate e tagliate a metà. Aggiungerle a pezzettoni allo stufato 5 minuti prima della fine della cottura. Accompagnare con del riso.